venerdì 1 novembre 2013

C'eravamo tanto amati. Il divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro

E' stato bello finchè è durato. Ma come dopo ogni divorzio, messo da parte l'affetto ed il sentimento, il problema principale rimane uno solo: i soldi.
E mai metafora fu più aderente al caso del "divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro. Separazione che ha segnato un solco, creato un prima e un dopo nella storia d'Italia.
Nel 1981, nel nome della libertà dei mercati e sviolinate del genere, gli allora ministro del tesoro Andreatta e Governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi decidono per l'interruzione dei meccanismi che fio a quel momento avevano regolato i rapporti creditizi e finanziari tra i due enti.
Come funzionava prima di allora ?
In pratica fino all '81 erano attivi due "canali" di finanziamento e liquidità di cui lo stato poteva usufruire presso la banca d'Italia.
Il primo di questi era il c.d. "CONTO CORRENTE DI TESORERIA". Un vero e proprio
conto corrente bancario in cui confluivano tutti gli introiti e gli incassi in contanti dello stato. Su questo conto era prevista una procedura molto particolare e molto conveniente per lo stato perchè , in caso avesse avuto necessità di liquidità poteva attingere ad una sorta di "scoperto di conto, una apertura di credito che poteva arrivare ad un ammontare pari a circa il 15% delle spese iscritte a bilancio. Il secondo canale di finanziamento riguardava il mercato dei titoli di stato. In pratica accadeva questo: avete presente il caos che si genera oggi per l'asta dei titoli di stato ? Spread, tassi di interessi stabiiti dal mercato, imprevedibili, influenzabii da mille variabili, primi ministri che girano il mondo con il cappello in mano in cerca di investitori ? Bene tutto ciò prima del 1981 non esisteva. Molto più semplicemente, il tesoro emetteva titoli di stato che avrebbero reso un certo tasso di interesse STABILITO DAL TESORO !!!!! Nel caso in cui non si fosse riusciti a vendere il 100% dei titoli emessi, la Banca d'Italia si impegnava ad acquistare tutti i titoli non venduti. Evitando quindi di essere sotto il ricatto dei mercati. Anche perchè non dimentichiamoci che sovranità monetaria vuol dire anche e soprattutto avere la facoltà di stampare moneta. Quindi semplicemente la Banca d'Italia creava nuova liquidità e finanziava lo stato acquistando il debito pubblico che questo aveva emesso. Anche volendo trascurare i dati della finanza pubblica cui questa cosa ha portato (dall'81 il debito pubblico è più che raddoppiato a causa del cambio di meccanismo)  possiamo sicuramente sostenere che questo è stato il preludio all'ingresso nell'euro, il primo passo verso l'abbandono della sovranità monetaria... e non solo, visto che oggi i "mercati" (che sembrano un posto metafisico, ma nei prossimi articoli andremo a dagli un nome ed un volto) sono in grado di decidere i tassi di interesse a cui emettiamo i Bot ed i Btp, decidono della nostra stabilità politica, ci impongono "governissimi" rimpiastricciati, ci commissariano con l'imposizione di un governo tecnico di transizione impedendoci quindi di andare ad elezioni ibere. Quando sentiamo parlare in tv gli avvocati dell'euro e dell'europa, dovremmo ricordargli che il più Europa non dovrebbe significare un MENO ITALIA.

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